Creazione e caduta

È una rilettura che arriva, ancora, portata dalla tempesta inimmaginabile della guerra. La guerra! In un Occidente carico di consapevolezze, di diritti affermati, di esperienze di guerra devastanti in mille modi elaborate attraverso lo studio, la narrativa, il cinema – ogni arte si è impegnata a raccontare la impresentabilità umana della guerra –. E siamo ancora in

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Il giardino che cura

C’è un giardino da salvare, la nostra terra, e ormai malinconicamente illuminati sulla assoluta sconsideratezza dell’umanità, non si può aspettare che sia finita la guerra (le guerre?) come ha fatto Beverley Nichols nel 1946, per metter mano a vanga, rastrello e semi. Il suo bellissimo Merry Hall (Lindau 2017, traduzione di Natalia De Martino) è l’appassionato racconto

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Anna e la Russia di Putin

L’esercito. Quello che ha invaso l’Ucraina, con la lunghissima fila di tank diretta a Kiev, e gli stessi tank ammonticchiati in immagini surreali, l’uno sull’altro come un domino malriuscito. Comincia con quello sterminato «luogo chiuso come una prigione. Anzi no, è una prigione, solo che lo chiamano diversamente» (15), comincia con l’esercito questa «Ri-lettura» d’obbligo e d’affetto di Anna

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Tempo di uccidere

Un solo, tragico, ipnotico, bellissimo romanzo. Tempo di uccidere, di Ennio Flaiano (Adelphi, Milano 2020), nasce così: nel dicembre del 1946, Leo Longanesi, che ha appena fondato la sua casa editrice, chiede a Ennio Flaiano di scrivere un romanzo. Entro marzo, perché c’è la prima edizione del Premio Strega e si tratta di partecipare. Il 1o marzo

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