parlare

Dire solo parole che fanno la differenza. Prima qualcuno era fuori, e noi lo abbiamo invitato ad entrare. Anche se non aveva le parole per chiederlo. Lui non conosceva il suo nome, e noi lo abbiamo chiamato mentre ancora era lontano. Pentecoste quotidiana di chi si riconosce. C’è anche chi non sa proprio le parole,

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ricominciare

Ad essere civili? A controllare le parole che pronunciamo irrimediabilmente? A raccontare storie che ci fanno abbracciare? A ricordare. Quel che molti ci hanno offerto. E i desideri che frullavano le nostre mattine. Senza misura e durata. Promesse di tutte le creazioni possibili. A ostinarsi, e a non lasciare che la furia d’esistere di cui

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generare

Di generazione in generazione. Si pensa (forse, si è pensato) a volte che generare sia scontato e naturale, vita ricevuta con gratitudine e data con la spontaneità operosa della primavera che arriva con il suo incanto sicuro. Pensare incauto, quasi che il dubbio portato dal fumo indecente dei campi non avesse oscurato il cielo, il

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volare

C’è un’impronta sempre. È il prezzo del corpo. Si mangia e si lasciano ossa sul piatto. Si cammina e la terra se ne ricorda. Se si corre, addirittura trema la terra, e si può disturbare chi ha bisogno di silenzio. Ci sono anche sentimenti più pesanti del corpo. La rabbia ad esempio riesce a raddoppiarci,

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